Chirurgia del piede


Correzione dell'alluce valgo con tecnica percutanea (mini-invasiva) e classica


L'alluce valgo è una deformità dell'avampiede caratterizzata da una progressiva deviazione verso l'esterno (valgismo) del primo dito associata a dolore, reazione infiammatoria e borsite a livello dell'articolazione metatarso falangea mediale. 

A seconda della gravità la patologia può coinvolgere le altre dita del piede (dita a martello), i metatarsi fino a determinare delle situazioni in cui è alterato l'appoggio del piede a terra (metatarsalgia).

L'alluce valgo non è quindi da considerare solo come un inestetismo del piede ma una patologia da correggere ai primi stadi in modo da evitare l'insorgere di quadri più complessi sia dal punto di vista funzionale del piede sia da quello del trattamento.
La diagnosi si basa prima di tutto sull'ispezione del piede e delle dita, si valuta l'appoggio e la deambulazione. 

Successivamente viene richiesta una radiografia dei piedi in carico per calcolare nel dettaglio gli angoli di deviazione delle ossa dell'avampiede e di conseguenza decidere il trattamento più idoneo.

Esistono in commercio dei tutori che tendono a contrastare la deviazione dell'alluce ma per le caratteristiche stesse della patologia non ne arrestano la progressione né tantomeno ci si attende con l'utilizzo una regressione.
Il trattamento dell'alluce valgo rimane quello chirurgico.
Negli anni sono state elaborate diverse tecniche chirurgiche; ad oggi nella maggior parte dei casi è possibile eseguire la tecnica mini-invasiva che ha notevolmente cambiato l'approccio sia del chirurgo che del paziente nei confronti di questo intervento perché ha ridotto il dolore post operatorio, le dimensioni del taglio cutaneo, i tempi di recupero, il tempo dell'intervento e di conseguenza i giorni di degenza permettendo di norma di dimettere il paziente il giorno stesso.
In linea generale la correzione dell'alluce valgo viene eseguita in anestesia loco regionale (spinale, epidurale o blocco periferico). Attraverso due piccoli tagli cutanei si esegue la correzione della deformità e si fissa l'osso in posizione corretta con un bendaggio che va mantenuto un mese e rinnovato dallo specialista ortopedico circa ogni settimana. Solo in rari casi viene utilizzato un filo metallico percutaneo cioè che esce dalla pelle, che verrà rimosso in ambulatorio dopo 40 giorni.
Terminato l'effetto dell'anestetico il paziente viene invitato a camminare con le stampelle e apposita scarpa (indicata al momento del prericovero) che permette l'appoggio della sola parte posteriore del piede non sollecitando quella operata. Il paziente può recarsi a casa osservando le direttive che verranno spiegate nei dettagli alla dimissione, ovvero mantenere l'arto elevato, utilizzare il ghiaccio a fasi alterne sulla zona operata, camminare appoggiando il piede con le stampelle come insegnato, seguire la profilassi antitromboembolica e antidolorifica prescritta, presentarsi regolarmente ai controlli.
Dopo 6 settimane viene di norma eseguito un controllo clinico e radiografico, se non ci sono controindicazioni viene rimosso il bendaggio e il paziente viene invitato a riprendere gradualmente la normale deambulazione con scarpe e plantare.


Correzione delle altre deformità del piede (dita a martello, en griffe)


Protesizzazione dell'articolazione metatarso falangea dell'alluce


Interventi di correzione del piede piatto del bambino e dell'adulto


Cos'è il piede piatto?
Il piede piatto è un'espressione clinica e non diagnostica: essa vuol dire soltanto che una volta plantare è appiattita, ma le cause di ciò possono essere molte. 

Se osserviamo i nostri piedi mentre siamo fermi in stazione eretta, possiamo constatare che essi appoggiano per terra in avanti sulla punta, indietro sul calcagno e lateralmente sul bordo laterale del piede. Non appoggiano e non toccando il suolo con il bordo interno: in quella zona il piede forma un arco. Quest'arco è la volta plantare ed in un piede normo-conformato questa è presente. Nel caso in cui questa fosse accentuata si parla di piede cavo, nel caso in cui questa non fosse presente si parla di piede piatto. Esistono tuttavia dei mezzi semplici o complicati all'occhio inesperto per rilevare l'appoggio plantare dei piedi: uno è il plantoscopio. Questo strumento molto semplice e comodo, oltre che rapido, viene utilizzato in ogni indagine ortopedica per la valutazione dell'appoggio plantare.
Nel ricercare le cause del piattismo plantare è essenziale definirne una classificazione del piede piatto, esistono piedi piatti causati da:
- alterazioni ossee, 
- alterazioni muscolo-legamentose e 
- patologie del sistema nervoso.
Piedi piatti causati da alterazioni ossee possono essere congeniti (cioè apparire così dalla nascita, per alterazioni dello scafoide, sinostosi tarsali, astragalo verticale) o post-traumatici (causati da lesioni ossee pregresse, secondari a malattie ossee di natura metabolica). Piedi piatti causati da alterazioni muscolo-legamentose possono crearsi per sovraccarico ponderale, per alterazioni endocrine, per artrite o altre patologie reumatiche, per patologie congenite legate al collagene che modificano l'elasticità dei tessuti o da rottura del tendine del muscolo tibiale posteriore.
Da ultimo, tra i piedi piatti da patologie del sistema nervoso riconosciamo il piede piatto neurologico.
E' interessante sapere che esiste un piede piatto definito piede piatto lasso infantile, o piede piatto para-fisiologico: questa forma di piattismo dei piedi è la più frequente. Non di rado è una situazione transitoria ad evoluzione spontanea verso la normalità: per questo motivo è bene che sia trattato con una ginnastica correttiva che nella maggior parte dei casi è risolutiva.

Quanto può essere grave un piattismo plantare?


Esistono diversi gradi della deformità, generalmente vengono suddivisi in piede piatto di primo, secondo o terzo grado.

Quali danni comporta il piede piatto?


Il piede piatto non è soltanto un problema estetico, esso rappresenta un danno funzionale, ossia mette in difficoltà il funzionamento del piede come organo di locomozione. Ovviamente tale danno è tanto più grave quanto più la deformità è pronunciata.

Un piede piatto funziona male nel camminare, ma soprattutto nel correre e nel saltare: esso determina facile stancabilità e, se necessari sforzi prolungati come lunghe passeggiate o camminata in montagna, si può manifestare anche con dolore che può costringere a fermarsi. Un piede piatto causa uno squilibrio nella distribuzione del carico e quindi la forza peso può gravare su compartimenti, come quella del ginocchio (interno o esterno), che normalmente non dovrebbero essere coinvolti dalla forza peso. Questo col passare degli anni causa maggior attrito sulla cartilagine articolare, quindi suo danneggiamento e in età avanzata insorge l'artrosi.


In cosa consiste l'intervento di correzione del piede piatto nel bambino?


Attraverso una piccola incisione cutanea (circa un centimetro) si introduce una vite nel seno del tarso, cioè lo spazio esistente tra calcagno e astragalo.

Tale correzione stimola i recettori del piede, numerosissimi in questa zona, e per via riflessa attiva i muscoli deputati al mantenimento della volta plantare migliorando l'appoggio del piede. Questa situazione si mantiene anche dopo la rimozione della vite che in genere avviene dopo due anni.
La correzione è immediata come si evidenzia già al controllo radiografico post operatorio.
L'intervento può essere eseguito su entrambi i piedi contemporaneamente a seconda delle preferenze del paziente e del chirurgo. A fine intervento si applica un tutore o gesso per 30 giorni, su cui il bambino deve camminare con le stampelle.
L'intervento, se praticato in anestesia generale, prevede il ricovero di una notte.
Le complicanze sono rarissime essendo la procedura mini invasiva, si assiste talvolta ad intolleranza della vite che in questi casi viene rimossa.

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